La strada che percorre il perimetro costiero della Maddalena, ‘sorella maggiore’ di ben 60 isole e isolotti, e terra di frontiera nel nord-est della Sardegna, è stata teatro, sin dall’antichità, di epici scontri navali.
Nella seconda metà del Settecento, con l’avvento dei piemontesi, che le resero una base di appoggio per le navi della Regia marina sarda, La Maddalena, Santo Stefano e altre aree dell’arcipelago furono ‘guarnite’ da fortificazioni: la Torre quadrata, il forte San Vittorio, detto la Guardia vecchia, e i forti Sant’Andrea, Balbiano, Sant’Agostino e Santa Teresa (detto anche Sant’Elmo), tutti visibili dal mare, per scoraggiare gli attacchi dei pirati.
A partire da inizio XIX secolo, il sistema difensivo fu implementato con il forte Carlo Felice o ‘Camicia’, a protezione del passaggio maddalenino della Moneta, e col forte San Giorgio a Santo Stefano. Col passare del tempo le strutture furono sostituite.
Altre postazioni d’avvistamento e fortificazioni, sorsero tra la fine dell’Ottocento e le guerre mondiali. Furono costruite batterie di maggiore potenza, che occupano posizioni rivolte verso il mare — Nido d’Aquila e Punta Tegge nella parte sud-occidentale, Punta Rossa a Caprera — e sulla terraferma a Punta Sardegna (Palau) e a Capo Tre Monti (Arzachena).
Di rilevanza strategica sono anche altre alture maddalenine fortificate, come Guardia Vecchia e Trinita, che domina la spiaggia omonima. L’arcipelago, oggi parco nazionale, nasconde, mimetizzate tra le rocce, postazioni antiaeree, a cala Spalmatore e in un’altra infinità di località strategiche quali Carlotto, Zavagli, Zanotto, Pietrajaccio, Candeo, Messa del Cervo, Poggio Baccà, Isola del Porco, Teialone e Punta dello Zucchero.
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