Milano, anni Settanta. Piero è stato incastrato ed è finito in gattabuia. Quando esce a rivedere il cielo grigio della città il suo unico scopo è vendicarsi di chi l'ha fregato: Ray-Ban inforcati, giacchetta di pelle rossa, caschetto di capelli incolti e Beretta stretta in pugno, quindi in sella a una Vespa fiammante. Milano è un labirinto di strade scure e tipi poco raccomandabili e Piero la metterà a ferro e fuoco.
La Milano di Milanoir è ingrigita e scabrosa, qua non ci si fa scrupoli a spararsi in faccia. Eppure, nascosta al di là della violenza e della vendetta, la bellezza della città riesce malgrado tutto a mozzare il fiato. Facciamo così: seguiamo il commissario sulle tracce di Piero. Potrebbe rivelarsi un'ottima occasione per fare un giro. Togliamo la sirena dal tettuccio e abbassiamo i fari, seguendo la scia di sangue e proiettili nella notte milanese.
Uno dei primi posti che Piero ha visitato dev'essere stato questo. Ci giunge voce che fosse alla ricerca di uno dei suoi bersagli, di qui la lunga scia di scagnozzi uccisi. Sono le tipiche case a ringhiera milanesi, fatte di ballatoi comuni che si affacciano su un cortile interno. Posti poco raccomandabili in notti come questa, ma che trasudano abitudini e vita vissuta: il commissario si addentra, mentre noi possiamo restare qua fuori a guardare i panni stesi ad asciugare, il vasellame che dà sul cortile e le finestre aperte, da cui si vedono gli interni delle case. Ci si immagina facilmente di essere di giorno, di sentire da una radio la voce di Patty Pravo, che magari qualcuno ascolta mentre cucina dietro una di quelle finestre, e che si sparge per il cortile mentre dei bambini giocano a pallone. C'è tanta vita qua, ma il commissario ha trovato qualche prova e salta di nuovo in macchina.
Un'altra tappa della Milano metropolitana che Piero deve aver battuto in cerca di vendetta: il deposito dei tram di via Pietro Custodi. Siamo a pochi passi da Porta Ticinese, o Porta Cicca come la chiamano da queste parti. Il posto è molto grande, sarà un problema per il commissario trovare delle tracce in poco tempo. Mentre lui cerca in giro, diamo un'occhiata a questi splendidi vagoni: ce ne sono alcuni che hanno fin troppe storie da raccontare, chissà se guardando bene in giro si trovano anche i pezzi più antichi. Se ci avanza tempo, facciamo un giro anche intorno a Porta Ticinese: si apriva un tempo verso la strada che portava a Pavia, ed è una delle sei porte principali della città. Potremmo avvicinarci anche di più alle colonne, ma credo che il commissario sia salito di nuovo in macchina. Conviene affrettarci.
Ecco, Piero è sicuramente passato di qua con la sua Vespa: deve aver corso per il Naviglio Pavese, mettendo a repentaglio la vita dei passanti. Malgrado il fragore della sparatoria ancora faccia tremare l'aria, le tenui luci sul canale ricreano l'atmosfera poetica del posto: qua lungo la strada di mattina vendono da mangiare, la sera aprono invece dei locali bellissimi, alcuni all'interno dei traghetti ormeggiati, e le chiacchiere della gente vengono accompagnate dall'acqua che ondeggia nel canale. Ci sarebbe da rimanere incantati da questa atmosfera, ma tocca ripartire.
Seguendo la pista di indizi arriviamo vicino a Piazza Vetra. C'è un bel parco qua, e Piero deve aver superato le colonne di San Lorenzo ed essere arrivato fin dentro la Basilica di San Lorenzo Maggiore. È una delle chiese più antiche della città, e le sue cappelle ospitano opere pittoriche o scultoree di grande valore. Io non mi intendo di architettura, quindi se volete entrare vi aspetto fuori, faccio un giro per il Parco delle Basiliche. Se si procede verso Porta Ticinese si arriva alla Basilica di Sant'Eustorgio. Se vi interessa questo genere di cose vi consiglio di passarci, magari domani, che stanotte non credo ci sarà tempo. Ecco il commissario infatti. Piero deve aver preso la metro e aver fatto un salto al Pirellone. Noi ci arriviamo in macchina, voi fate pure un giro nella Milano sotterranea: che giro in città sarebbe senza passare dalla metropolitana? Il grattacielo Pirelli è stato a lungo uno degli edifici più alti d'Europa. Oggi è sede del consiglio regionale ed è uno dei simboli della città: sulla cima c'è una replica della Madonnina del Duomo, che è stata messa lì in segno di rispetto – si diceva infatti che nessun edificio dovesse essere più alto del Duomo, ma il Pirellone lo sovrastava senza problemi. Non abbiamo tempo di salire, il commissario dice che dobbiamo raggiungere proprio il Duomo, l'ultima tappa – a quanto pare – della vendetta di Piero. Possiamo allungarci un attimo a scorgere la Stazione di Milano Centrale, ma poi dobbiamo seguire la pista.
Non potevamo che concludere le nostre indagini qui, al Duomo di Milano. Piero ha messo a ferro e fuoco anche questo posto, ma senza riuscire a intaccare la bellezza dell'edificio o della piazza antistante. Lasciamo che il commissario faccia il suo giro e raccolga tutte le prove o testimonianze del caso. Cosa c'è da dire del Duomo? Praticamente parla da solo. Non sono un grande appassionato di chiese, ma anche solo a fare il giro intorno c'è da starci una giornata intera, tra guglie gotiche e statue. Se volete, entrate pure. Credo che Piero non abbia continuato oltre, e che il commissario si tratterà un bel po'. Io vi aspetto qua vicino, alla Galleria Vittorio Emanuele II. Nel giro di 500 metri, si respirano così tanta storia e così tanta bellezza da rimanere storditi. Vado a sedermi un attimo, è stata una lunga notte. Piero può aspettare ancora qualche minuto.