(a cura di Andrea Gropplero - materiali Cinecittario: Archivio Luce)
All’Abruzzo, dal punto di vista ambientale, non manca nulla. Dalle alte vette del Gran Sasso, alle riserve naturali, al mare Adriatico questa regione è ricca di biodiversità e di prodotti della terra meravigliosi come lo zafferano di Navelli, il più pregiato al mondo (che però storicamente gli abruzzesi non utilizzano: vi è solo una ricetta a base di pesce che prevede l’uso di questa preziosa spezia: lo scapece di Vasto). Altri prodotti unici sono: l’aglio di Sulmona, le patate di Avezzano nel Fucino, la patata turchesa, la genziana e la liquirizia, tanto per citarne alcuni.
Stampa itinerarioLa strada (1954) è il terzo film di Federico Fellini, che nello stesso anno guadagnerà il Leone d’argento a Venezia, l’anno successivo il Nastro d’argento per la regia e nel 1957 sarà il primo vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero, premio istituito nello stesso anno. “Vai a prendere un chilo di salame e due fiaschi di vino”, dice Zampanò (Anthony Quinn) ai fratellini di Gelsomina (Giulietta Masina) prima di portarla con sé, come assistente agli spettacoli circensi, in giro per i paesi, lontana dalla famiglia. “Qui lavoriamo per la fabbrica dell’appetito” usa ripetere Zampanò prima della questua sul finire degli spettacoli. In effetti, Zampanò e Gelsomina di appetito ne hanno assai quando vengono invitati alle “panarde” nuziali e mangiano a quattro palmenti i maccheroni con il sugo di capretto, le patate stufate, le costolette di abbacchio, il tutto annaffiato da un buon Montepulciano d’Abruzzo. Il lavoro comunque li sfama, a volte con un semplice minestrone di verdure (che in Abruzzo si chiama “le virtù”), a volte in trattoria con gli spaghetti alla chitarra in sugo di capretto e altra carne, per lo più ovina, arrosto o spezzatino. Nel cinema di Fellini il cibo e la cucina ricoprono un ruolo di una certa rilevanza, come a sottolineare le note di realismo magico sempre presenti nei suoi film. In particolare in questo lavoro Fellini mostra i piatti stracolmi di ogni ben di Dio, di tutte le cose che un affamato sogna di mangiare.
Liberi (2003), di Gianluca Tavarelli, è un film girato interamente in Abruzzo, tra Bussi sul Tirino, Pescara, Montesilvano e Francavilla al Mare. Cenzo (Luigi Maria Burruano) viene licenziato dalla fabbrica dopo trent’anni di lavoro operaio e verrà abbandonato dalla moglie. Il figlio Vince (Elio Germano) se ne andrà anche lui, a Pescara a lavorare come aiuto cuoco in un ristorante sulla spiaggia. Qui la cuoca (Rosa Pianeta) e mamma di Genny (Nicole Grimaudo), la ragazza di cui Vince si innamorerà, gli svela i segreti del brodetto di pesce alla pescarese. Genny soffre di crisi di panico e Vince, con amore e costanza, la aiuterà a superarli così da essere liberi e felici insieme.
Le riprese del film Desiderio (1946) furono iniziate nel 1943 da Roberto Rossellini, rimasto folgorato da Ossessione, di cui voleva ricreare le atmosfere. Interrotte dopo il bombardamento del rione di San Lorenzo a Roma (dove il film era originariamente ambientato), le riprese continuarono nel 1945 per la regia di Marcello Pagliero, poiché Rossellini era impegnato nel progetto di Roma città aperta. Le riprese si spostarono quindi a Tagliacozzo, in Abruzzo. All’esordio, con alcune scene censurate (tra cui un seno nudo della protagonista Elli Parvo), il film non ebbe vita facile. La pellicola, venne infatti ritirata dalle sale su segnalazione del Centro Cattolico Cinematografico. Il film oggi è considerato uno di quelli perduti nella storia del cinema, per quanto in questo lavoro Rossellini getti le basi per diversi film successivi, come Germania anno zero e Amore. È una delle pellicole più rivoluzionarie di quegli anni e sicuramente, fosse uscito nel 1944 come previsto, sarebbe stato un film molto scomodo per il regime fascista, così scomodo che persino il democratico ministero della cultura, dopo la Liberazione, lo censurò. Nella casa di Tagliacozzo sembra di sentire il profumo di quelle trecce d’aglio di Sulmona e la fragranza di quelle patate di Avezzano che riempiono i sacchi stipati nella grande dispensa.
Parenti serpenti (1992), di Mario Monicelli, è quasi interamente girato a Sulmona, anche se nella sceneggiatura le riprese erano previste a Lanciano. Racconta di uno psicodramma famigliare durante il cenone di Natale e inizia con l’anziana madre (Pia Valsi) che prepara gli spaghetti alla chitarra, utilizzando appunto la chitarra, un attrezzo rettangolare, con delle sottili corde di metallo molto ravvicinate, sul quale vengono appoggiati i rettangoli di pasta sfoglia e - passandovi sopra il mattarello - si avranno degli spaghetti perfettamente quadrati. Una cena luculliana quella preparata dalla donna, con le chitarrine alla teramana, le canocchie, il capitone scappato, il baccalà all’abruzzese con cipolle, pomodori e patate e per finire un dolce tipico di Lanciano: i bocconotti.
La cucina tradizionale abruzzese è varia, anche se storicamente, fino a tempi recenti, non ha espresso famosi cuochi o estensori di trattatati culinari. Le sue ricette si sono tramandate oralmente di madre in figlia per secoli, ma a partire dal Novecento questa regione ha espresso invece cucinieri famosi nel mondo, come il cuoco della Casa Bianca e quello dell’imperatore giapponese.
La proverbiale ospitalità abruzzese storicamente trova la sua massima espressione nelle “panarde”, conviviali pranzi con decine di portate.
A ben guardare, più che in altre regioni, la cucina tradizionale è intimamente legata al mondo di produzione di questo territorio aspro e affascinante, sospeso com’è fra la montagna e il mare. Un’altra delle caratteristiche peculiari è l’isolamento in cui l’Abruzzo – per ragioni geografiche, ma non solo – ha vissuto per tanti secoli della sua storia. Non è difficile individuare il filo rosso che lega le ricette della tradizione alla prevalente attività dell’allevamento degli ovini nelle zone interne e alla particolare natura del mare Adriatico in quelle costiere.
Eppure nella sua lunga storia questa regione ha conosciuto, al pari di quelle con cui confina, tante colonizzazioni. Qui hanno abitato fin dall’antichità i Sabini, i Marsi, i Marruccini, i Frentani e i Sanniti. Dopo quella romana, durante la quale conobbe una certa prosperità, l’Abruzzo subì l’occupazione franco, normanna e aragonese che tutte privilegiarono le coste a scapito dell’interno.
Quella che proponiamo è la ricetta originale de Il Gran Consiglio della Forchetta.
Le chitarrine alla teramana sono piatto tipico abruzzese, in cui si esprime bene la tradizione, in particolar modo nelle chitarrine o spaghetti alla chitarra piccoli, che sono una tipologia di pasta fresca tutta abruzzese. Dalla forma simile agli spaghetti, hanno una sezione quadrata e sono adatte per essere condite con tantissimi sughi sia in bianco che al pomodoro. La loro forma particolare e il loro nome si deve alla “chitarra” uno strumento in cui la pasta viene fatta passare attraverso una serie di corde metalliche tese che tagliano la sfoglia di pasta fresca in spaghetti quadrati, le chitarrine appunto. Questa ricetta vuole le chitarrine accompagnate da un ottimo sugo di pomodoro e da tante piccole palline di carne, dette pallotte.
INGREDIENTI per 4 persone
PREPARAZIONE
In una spianatoia mettete la farina precedentemente setacciata e formate una fontana. Al centro aggiungete le uova e una manciata di sale. Lavorate a mano finché non otterrete un impasto compatto ed uniforme. Formate una palla e mettetela a riposare per una ventina di minuti in una pellicola trasparente.
Trascorso il tempo, fate delle sfoglie di qualche millimetro di spessore. Tagliate le sfoglie con la macchinetta oppure avvolgetele su se stesse e tagliate delle striscioline sottilissime, fino ad ottenere le chitarrine.
Adesso è il momento di preparare le polpettine di carne. In una ciotola mettete la carne macinata sia di maiale che di manzo e aggiungete il formaggio grattugiato e una grattata di noce moscata. Aggiungete anche un po’ di sale.
Mescolate bene gli ingredienti e poi formate delle piccole palline non più grandi di 1 cm.
Una volta pronta la pasta e pronte le polpettine di carne, passiamo alla preparazione del sugo. In una pentola, aggiungete dell’olio con la mezza cipolla e la carota sminuzzate con una mezzaluna od un frullino.
Fate soffriggere fino ad una leggera doratura della cipolla e poi aggiungete la passata di pomodoro e sale a piacere. Mettete se volete una foglia di basilico per insaporire e continuate la cottura del sugo a fuoco basso. Aggiungete un mezzo bicchiere di acqua al sugo per renderlo abbastanza liquido. Questo per garantire una buona cottura delle polpettine una volta che andremo ad aggiungerle in cottura.
Dopo circa dieci minuti si avrà un sugo ben amalgamato con il soffritto, versateci le polpettine facendo attenzione a non romperle. Coprite con un coperchio e continuate la cottura per almeno 30 minuti. Ogni tanto controllate il grado di cottura, facendo in modo da far restringere il sugo.
Adesso che anche il sugo è pronto, mettete una pentola di acqua a bollire. Aggiungete una presa di sale grosso e poi cuocete le chitarrine.
Una volta cotte scolatele e aggiungete il sugo. Poi sopra versate le palline di carne e servite. Aggiungete una bella ed abbondante spolverata di pecorino grattugiato.
Per chi volesse realizzare un trailer fai da te su Abruzzo: che La strada Liberi il Desiderio, proponiamo questo gioco, dando le indicazioni di entrata e di uscita dai film. Basterà usare un qualunque programma di montaggio ed inserire sulla time-line i dati dei film che vi proponiamo di seguito ed in pochi minuti il gioco sarà fatto.